Quando, in un ambito che potrei definire cristiano esoterico, imparai il significato e le implicazioni psicologiche dei peccati capitali, chiesi cosa dovevo studiare per capire meglio le loro modalità. Mi fu risposto che una passione non si comprendeva tanto con la mente, ma si vedeva, si ascoltava nel tono di voce, quasi si fiutava. Il mio maestro voleva, con quelle parole, suggerirmi che la comprensione intellettuale era secondaria rispetto alla esperienza diretta e che la conoscenza, per portare frutti, doveva essere, come dicevano i Padri del Deserto, conoscenza del cuore. Diversi anni dopo, studiando gli enneatipi ebbi la fortuna di vedere confermata in un altro ambito la stessa impostazione, visto che il meccanismo di riconoscimento di quello che solo impropriamente si può definire come proprio tipo avveniva principalmente mediante un percepire dentro se stessi quell’accento di verità che ci sorprende, talvolta dolorosamente, quando sentiamo che si sta parlando delle nostre posizioni esistenziali più intime.
Gli anni trascorsi da allora non hanno modificato il mio giudizio sul fatto che il miglior modo per avere esperienza dei tipi e cercare di utilizzare il potere curativo contenuto nella conoscenza, sia quello dell’approccio diretto col materiale nell’ambito di un gruppo guidato da qualcuno che conosca veramente la materia e che faccia vedere come agiscono all’unisono e simultaneamente tutti i meccanismi che compongono i Sistemi della Personalità.
Ciononostante, mi sono reso conto che talvolta può essere utile, ai soli fini di fare un primo passo, utilizzare un qualche test che possa condurre le persone verso una più chiara visione di quello che Gurdijeff chiamava il meccanismo dominante.
Dentro di me, tuttavia, la resistenza a fornire un simile strumento di auto analisi è sempre stata molto forte, sia per non indurre la mente di quelli che si accostano con più superficialità alla materia, a considerare l’Enneagramma alla stregua di un semplice gioco pseudo intellettuale, sia perché so benissimo che esistono infinite ragioni per dare inconsciamente la risposta sbagliata alla osservazione che più ci infastidisce. Non ha contribuito inoltre a ridurre la mia iniziale ostilità verso lo strumento test, l’atteggiamento commerciale di troppi che proclamavano, in concorrenza fra di loro, la superiorità “scientificamente dimostrata” del loro sistema e la implicita difficoltà di essere, allo stesso tempo, sintetici e completi nell’individuazione e nella pesatura dei tratti salienti e dei vari meccanismi.
Con queste premesse ben spiegate, mi sento più a mio agio nel dichiarare che quello che segue è un risultato di mediazione, nato dall‘insieme della mia ventennale esperienza personale di insegnante e dall’esame comparativo di quasi tutto il materiale disponibile, che ha dato finora esiti soddisfacenti nell’individuazione delle caratteristiche dominanti.
Spero che esso possa essere di qualche utilità, nello spingere gli indecisi e le persone veramente motivate a intraprendere questo cammino di crescita personale, spirituale e psicologica che chiamiamo impropriamente Enneagramma.